ACCPI pronta alle vie legali: “I morti sulle strade non fanno ridere: i ciclisti chiedono rispetto”

L’assocorridori contro quello che viene denunciato come un clima ostile ai ciclisti. Dopo che in questi giorni si sono viste in TV alcune trasmissioni fare ironia sui ciclisti sulle strade, arrivando perfino a fare ironia sulla violenza stradale, dandogli quasi una giustificazione arrivando quasi a toccare il victim blaming, l’ACCPI ha emesso un comunicato di netta protesta, spiegando la propria decisione di adire alle vie legali, come già fatto in passato per chi aizza alla violenza sui ciclisti. Riportiamo il comunicato con cui il presidente Cristian Salvato ha commentato la situazione e la decisione, con toccanti parole di Marco Cavorso, padre di Tommy, una delle purtroppo numerose vittime della strada.

Negli ultimi giorni più trasmissioni televisive hanno fatto ironia sui ciclisti sulle strade e su un tema, che non ammette prese in giro, come la violenza stradale. Il mondo degli appassionati pedalatori è comprensibilmente insorto contro Omar Fantini, il comico che in un monologo recitato durante una puntata di Honolulu su Italia 1 ha attaccato pesantemente i ciclisti, così come contro i servizi di Chiara Squaglia per Striscia La Notizia su Canale 5, che ultimamente ha preso di mira i cartelli che invitano al rispetto della distanza di sicurezza tra automobilisti e ciclisti di un metro e mezzo. Anche i corridori professionisti che sulle strade si allenano quotidianamente per lavoro non hanno apprezzato questa ironia senza buon gusto e buon senso, per questo hanno deciso tramite l’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani di procedere per vie legali come fatto per chi aizza alla violenza verso i ciclisti sul web.

«In un Paese civile non è ammissibile che programmi generalisti trasmettano espressioni come “ciclisti maledetti, che verrebbe voglia di avere una Mercedes con il mirino per…”, “ciclabili folli”, “segnaletica da capogiro”. Un tema importante e delicato come la sicurezza stradale e le piste ciclabili non può essere affrontato con tanta incompetenza e criticando azioni di Comuni virtuosi che stanno cercando di fare il possibile per la ciclabilità, nonostante manchi un impegno concreto a livello centrale» commenta il presidente di ACCPI Cristian Salvato.

«Le nostre autorità è da anni che promettono senza mantenere, non dimentico le parole spese sulla tomba di Michele Scarponi, le reazioni indignate alla nostra idea di far causa allo Stato Italiano dopo aver pianto Silvia Piccini. Solo due esempi di ragazzi che pedalavano da soli in allenamento e sono stati uccisi da chi guidava un mezzo pesante e non prestava attenzione agli altri utenti della strada. In Italia muore ammazzato un ciclista ogni 35 ore, tanti altri rimangono paralizzati o con conseguenze permanenti. E per ciclista non intendo solo atleti professionisti, ma madri, padri, figli, fratelli e sorelle… Non c’è nulla da ridere, anzi c’è da disperarsi. Le istituzioni non possono restare inerti, semmai sono loro che fanno “ridere” con le loro parole al vento che non si tramutano mai in leggi, bisogna agire concretamente per fermare questa strage. Noi faremo tutto il possibile nelle dovute sedi per garantire il diritto alla viabilità sicura per tutti, a partire dai bambini che vanno a scuola usando la bicicletta».

Omar Fantini e Chiara Squaglia, le redazioni dei programmi per cui lavorano e le reti televisive che hanno permesso ai loro servizi di andare in onda in prima serata hanno ferito profondamente chi ha perso una persona cara a causa della violenza stradale, che hanno ridicolizzato in maniera inaccettabile. Marco Cavorso, delegato alla sicurezza di ACCPI e papà di Tommaso, che a 13 anni nell’agosto del 2010 fu investito da un 36enne alla guida di un furgone mentre si allenava in bici da solo, promette di non fermarsi finchè ci sarà giustizia.

«Una tristezza infinita Tommy. Non c’é rispetto. Non c’é etica. Non c’é consapevolezza. L’uomo che ti ha ucciso, non lo ha fatto da solo. È nel corpo e nelle parole di tanti altri, che forse non lo sanno neanche, senza che questo li liberi dalle loro responsabilità. Ma uno alla volta li affrontiamo tutti Tommy, insieme, perchè tu e tutti i ragazzi e le ragazze uccisi sulle strade dalla loro protervia e violenza, ne avete pieno diritto. Li combatteremo con le uniche armi che noi sappiamo imbracciare, il cuore e la ragione. Dopo il signore di Pistoia, quello di “investire 1 ciclista per educarne 100” ora toccherà al comico che vuole “mettere il mirino alla sua Mercedes per investire meglio i ciclisti”. La giustizia richiederà del tempo come per il primo, ma arriverà il conto anche a lui come a tutti coloro che lo faranno in futuro. Tommy per te, per Silvia, per Nicola, Thomas, Simone, Marco e tutte le altre vittime della violenza dell’uomo sulle strade italiane. Ve lo prometto!» ha scritto in un toccante messaggio Cavorso, che al suo fianco ha tutti i ciclisti e le cicliste della massima categoria e chiunque si sia sentito offeso da quanto trasmesso in tv. I morti sulle strade non fanno ridere: i ciclisti chiedono rispetto.

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